Eugenio Finardi. “Uno di noi” alla Locanda del Buon Samaritano

È  una domenica qualsiasi, noiosa e non ho nulla da fare, quando quel giorno, il 30 giugno esattamente, ricordo di avere acquistato dei biglietti per un concerto di Eugenio Finardi. Lo spettacolo si svolge a San Cataldo presso la Locanda del Buon Samaritano e fa parte della rassegna estiva  “L’ancora e l’aquilone” presentata dall’associazione Nuova Civiltà fondata da Don Giuseppe Anzalone.
Arrivo mezz’ora prima e non appena entro scorgo Eugenio che mi passa al fianco e non riesco a fermarlo perché è qualcosa di inaspettato.  Non ero a conoscenza dell’Arena Fascianella realizzata da poco con la gradinata rivestita di prato sintetico, location perfetta per un concerto. Si fa buio e iniziano a scendere i musicisti seguiti dall’artista e il concerto ha inizio. Non lo avevo mai visto dal vivo. Finardi parla, ride, spiega le canzoni, le racconta parafrasandole in modo crudo e ironico.  Il gruppo che lo accompagna produce suoni freschi e moderni che spaziano dal rock al jazz ma non è il suo gruppo, almeno non quello di sempre anche se a vederli danno l’impressione di suonare insieme da un pezzo. Eugenio spiega che la band si è preparata giorni prima e che hanno provato insieme una sola volta a ridosso del concerto, a quanto pare sono dei professionisti e ciò si intuisce alle prime note. Peppe Sferrazza martella dolcemente le corde del basso e crea lo sfondo tra arpeggi e tapping, Simona Malandrino shredda  assoli melodici con la Fender, la PRS e l’acustica. E poi c’è Marco Alessi ad aggiungere quel fraseggio blues che calza a pennello. La batteria di Salvo Montante crea un ritmo diverso per ogni canzone, dando originali accenti alle parole più significative. Infine le tastiere di Aldo Giordano magicamente producono delle note mai banali, mai scontate ma messe perfettamente al posto giusto, il suo è un suono poetico e magistralmente architettato.

Il concerto va avanti, si sbaglia l’inizio di un pezzo ma si sa, questo è il bello della diretta e comunque c’è il grande Eugenio a sdrammatizzare. I pezzi seguono piacevolmente uno dopo l’altro. C’è la splendida Un uomo, la romantica Patrizia, la cover E se Dio fosse uno di noi, Le ragazze di Osaka e infine la richiestissima Extraterrestre. La band scende dal palco mentre il pubblico come da rito chiede il bis e dopo due brani ascoltando il finale viene da emozionarsi, quasi chiudo gli occhi per sentire solo la musica che è protagonista stasera, ma non riesco perché le luci e il palco e tutti i musicisti sono un’immagine perfetta per il pubblico che corona il tutto con una standing ovation: è un pugno all’anima.

Del resto il senso della serata è la solidarietà verso il prossimo e il modo di lanciare il messaggio è uno dei migliori.
Da molto non vedevo uno spettacolo di tale portata gustando una birra tra le gradinate di una piccola arena. Evento ben riuscito e collaudato. Questa si che è musica! Complimenti a tutto lo staff.

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